L’Italia che non legge e che non acquista libri

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l-italia-che-non-legge-e-che-non-acquista-libri-librofiliaOrmai da qualche giorno gira in rete un articolo giornalistico pubblicato in occasione della recente Fiera del Libro di Francoforte -ovvero il Paese dei Balocchi per ogni lettore forte che si rispetti ma dove ovviamente girano più interessi economici che libri veri e propri- che ha fatto letteralmente infuriare e ha gettato nello sconforto lettori forti e blogger letterari.
Dall’articolo incriminato emerge infatti che secondo l’AIE (Associazione Italiana Editori) nel 2014 più di un italiano su due non ha acquistato nemmeno un libro o meglio il 57% dell’intera popolazione italica.
Il dato dimostra infatti come l’Italia per quanto concerne l’acquisto dei libri sia penultima in Europa, seguita solo dalla Grecia.
Apriti cielo poiché tutti si sono sentiti offesi e tirati in ballo ma io dico invece “Buongiorno, che ve ne siete accorti solo ora?”.

Personalmente non ho mai dato troppa importanza a dati e statistiche –spesso pilotati e falsati- ma sicuramente la cosa non può di certo farci onore soprattutto nei confronti del resto dell’Europa emancipata e all’avanguardia ma ciò che mi disturba di più è il fatto che due delle nazioni con il più alto tasso di disoccupazione e di corruzione (Italia e Grecia), occupino gli ultimi posti della suddetta classifica soprattutto quando per secoli queste due nazioni hanno rappresentato vere e proprie culle per la cultura e solidi focolai d’avanguardia per le più disparate arti.

È pur vero che non acquistare libri non significa per forza di cose non leggere, dal momento che ci si può procurare i libri in mille modi diversi (bookcrossing, biblioteche, mercatini) ma purtroppo in Italia che si legge poco o nulla è chiaro da anni e personalmente me ne rendo conto ogni volta che mi reco all’estero.

Ora non chiamatemi catastrofista e non me vogliate ma credo che questo sia un tipico problema all’italiana ossia impreziosito da mille paradossi, un esempio fra tanti?
Nonostante la disoccupazione imperante c’è gente che prima fa la fila per acquistare il nuovo iPhone e poi corre a manifestare nelle piazze perché non riesce ad arrivare a fine mese o perché rivendica un lavoro.
In Italia le famiglie non regalano libri o giochi istruttivi ai propri figli –chi lo fa è ritenuto strano o retrò- bensì regala diavolerie tecnologiche con le quali lobotomizzare il loro cervello fin da giovane età.

È vero che la qualità delle pubblicazioni italiane è spesso discutibile e che i libri costano troppo e se sommiamo il fatto che spesso la gente è costretta a scegliere se acquistare cibo per il corpo o per la mente –datevi da soli la risposta- l’asticella si abbassa ancor’di più ma per fortuna esistono fenomeni come il bookcrossing, i mercatini dell’usato o siti come Libraccio.

Personalmente però non credo che siano solo questi i problemi dal momento che in Italia si è smesso di leggere già dagli inizi degli anni Ottanta anche grazie all’avvento di computer e trash tv che lobotomizzano ancora una volta i cervelli, il problema principale a mio avviso è che in Italia non ci sono modelli da imitare a partire dalle famiglie, passando per scuola, istituzioni e società civile.
Io ad esempio non provengo da una famiglia di lettori e a casa mia non circolavano libri ma per fortuna in terza media ebbi un professore d’italiano cosi unico e speciale che all’improvviso fece sorgere in me la passione sconfinata per i libri e per la lettura e per questo non smetterò mai di ringraziarlo abbastanza.

Credo inoltre che gli italiani siano un popolo senza carattere, apatico e poco pratico con una particolare attitudine al cazzeggio, un popolo che si lascia facilmente influenzare dalle mode del momento e dall’opinione altrui ma soprattutto un popolo che ha smesso da tempo di sognare e di emozionarsi.
Io penso che a molte persone i libri facciano piuttosto paura per mille ragioni diverse e spesso incomprensibili, magari è semplicemente paura di misurarsi con sé stessi o scarsa sete di conoscenza ma allo stesso tempo non credo sia giusto attribuire la colpa a qualcuno in particolare, poiché di questo scempio siamo tutti responsabili.

A mio parere per risolvere almeno in parte la questione, bisognerebbe come sempre innescare un effetto a catena, dimostrando dapprima come la lettura sia una cosa accessibile e alla portata di tutti e poi incentivandola soprattutto nelle scuole e nelle famiglie comuni, dando manforte ai piccoli librai indipendenti e soprattutto obbligando tutti i comuni a istituire una biblioteca pubblica.

Gli italiani dovrebbero badare meno all’apparenza e più alla sostanza ma soprattutto dovrebbero dare più peso e fiducia alla cultura poiché proprio da essa si traggono numerose soluzioni a tutti i nostri mali.

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6 Replies to “L’Italia che non legge e che non acquista libri”

  1. Senza volerci girare troppo intorno: siamo un paese di ignoranti. Peggio: siamo un paese dove la gente è convinta che dall’ignoranza ne possa venire qualcosa di utile. L’unica cultura che abbiamo è la cultura dell’ignoranza, ci piace da matti crescere altri ignoranti, perché gli ignoranti di ultima generazione ne sapranno sempre un po’ meno della generazione precedente, così che gli ignoranti di ieri possano continuare a fare bella figura dinanzi agli ignoranti di oggi e di domani. Amen.

  2. si è vero, c’è un alto tasso di ignoranza, e sicuramente ci sarà qualche aspetto dove lo sono anche io,come penso un pò tutti, chi più chi meno. Purtroppo questo aspetto della cultura si lega ad un gruppo sociale..Vero, non è un piccolo gruppo, parliamo di un popolo, quanti siamo, 60 milioni?…ma non c’è molta differenza da una scolaresca di circa 20 alunni ,dite di no? La quantità di bombardamenti mediatici è talmente enorme sul popolo italiano che alla fine si è come costipati in una classe stretti in una morsa dove poi le conseguenze sono inevitabili, se l’insegnante non sa insegnare, se i ragazzi hanno problemi in famiglia e nessuno se ne incarica, se la classe è lasciata allo sbaraglio…

  3. Il problema maggiore sono gli adulti. Troppo presi dal lavoro, dai problemi o dai propri sogni di gloria, da non rendersi conto di aver reso i propri figli automi spiaccicati davanti a tv e dispositivi elettronici. Leggere è una rivoluzione, chi lo fa è visto come un diverso, uno strano e bisognerebbe sdoganare questo pregiudizio partendo dal basso! Dovremmo militare le madri a leggere fiabe e racconti ai propri piccoli ancor prima che vengano alla luce, e continuare fino a quando non saranno capaci di farlo da soli. Bisognerebbe che gli insegnanti dessero il buon esempio, purtroppo non sempre è così. I casi come il tuo (e il mio, condividiamo la stessa esperienza!) sono cosa davvero rara, non sono molti i professori che coltivano gli alunni alla lettura. E poi dobbiamo sdoganare i concetti di libro e lettore. I libri non sono sacri e i lettori non sono eremiti, forse così i ragazzi capiranno che leggere non appartiene a un altro pianeta, ma al nostro.

    Interessante il tuo articolo, condivido appieno il tuo pensiero e anche la tua indignazione.

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