Intervista a Maurizio Fiorino: la libertà di scoprirsi e raccontarsi a tutti
Quando Alessandra Mele – agente letterario della Bookat – all’inizio dell’anno, mi aveva anticipato l’uscita di un libro che, secondo lei, dovevo assolutamente leggere per due motivi: perché l’autore in questione è calabrese – esattamente come la sottoscritta – e perché il libro era davvero bello e mi sarebbe sicuramente piaciuto, le ho creduto immediatamente e ho atteso con una certa curiosità l’uscita del romanzo.
Nel frattempo, però, avevo già iniziato a seguire il suo autore su Instagram e a guardare i suoi scatti, catturati in giro per il mondo – perché lui, prima di essere scrittore, è un fotografo che collabora con diverse riviste – e grazie alle sue Stories, ho potuto seguire il countdown per l’uscita del nuovo libro e aggiunto in wishlist anche i suoi due romanzi precedenti, sulla fiducia.
Beh, se ancora non si fosse capito sto parlando di Maurizio Fiorino e del suo Ora che sono Nato, un libro tanto atteso e che ho letto in una manciata di ore, come non mi capitava di fare da un po’ di tempo a questa parte e soprattutto perché si tratta di un libro che, dopo averlo terminato, ho dovuto necessariamente far decantare, dal momento che tante erano le sensazioni che mi aveva lasciato addosso.
E Ora che sono Nato di Maurizio Fiorino è un libro che potrebbe benissimo essere considerato, a suo modo, un romanzo di formazione o meglio, una sorta di educazione sentimentale dei nostri giorni, attraverso la quale il protagonista, Nato Goldino, inizia a scoprire il mondo che lo circonda ma soprattutto se stesso e la sua vera essenza.
Eppure, con una famiglia come quella di Nato Goldino – che è un ragazzino sensibile e curioso – composta da un padre profondamente scaramantico, una madre lamentosa, una sorella bugiarda e chiacchierona e da un fratello balbuziente, che prima dell’arrivo dell’ultimogenito sembravano il ritratto della felicità, è davvero difficile comprendere, affermare e rivendicare la propria identità e la propria natura e ancor di più, quando si vive in Calabria.
Eh già, perché Maurizio Fiorino sceglie proprio la sua terra d’origine per ambientare Ora che sono Nato: una storia intensa, delicata, ironica e, allo stesso tempo, commovente come solo le storie fortemente vissute e volute sanno essere.
Dentro Ora che sono Nato c’è Maurizio Fiorino, il suo mondo e sicuramente buona parte del suo vissuto personale e una volta terminato il libro, si ha la sensazione di conoscere da sempre questo bel ragazzone calabrese, la sua storia e ma soprattutto la necessità di imboccare, sempre e comunque, una via d’uscita, anche dalle persone che si amano poiché è l’unica capace di garantirci la sopravvivenza e di renderci davvero noi stessi.
Da bambino cosa sognavi di diventare “da grande”?
Il cantante, poi il sassofonista e poi il pianista. Il regista. L’attore. Il regista e l’attore di un film. Lo sceneggiatore o il fotografo di scena poiché, a un certo punto, ho pensato che mi sarebbe piaciuto stare dietro le quinte. Lo scrittore però era un sogno sin da piccolo, quando ancora, appunto, pensavo fosse un sogno e non il mio atto di nascita.
Qual è stato in assoluto il primo libro che hai letto e che ricordi?
I dolori del giovane Werther. Probabilmente non è stato il primo libro in assoluto ma quello che mi ha lasciato un segno così vivido che ricordo addirittura dove l’ho letto: frequentavo le scuole medie e il pomeriggio, invece che studiare, mi sdraiavo a letto e leggevo i romanzi rubati dalla libreria di mia sorella che in quegli anni studiava filologia germanica. Goethe, inutile dirlo, era uno di essi. So alcune parti a memoria.
Come sei stato scoperto dai tuoi editori?
Se dovessi risponderti in maniera romantica ti direi che la mia storia con E/O va avanti da anni, almeno dal 2000, da quando ho letto un loro libro, Animal tropical di Pedro Juan Gutiérrez. E poi Sulla boxe, il fantastico saggio della Oates, una loro pubblicazione del 1984, il mio anno di nascita. Li ho seguiti per anni e il caso ha voluto che mi trovassi in America quando hanno fondato Europa Editions. Così ho iniziato a vedere il loro catalogo nelle librerie di New York. Non è un azzardo dire che Nato l’abbia scritto per loro, almeno in maniera inconscia. Questa, come ti dicevo, è la versione romantica della storia. Sono stato scoperto tramite un bravissimo agente letterario.
Hai qualche mania come scrittore?
Non so se considerarle vere e proprie manie, ma quando inizio a scrivere lo faccio tutti i giorni, per mesi, nelle stesse ore, ovvero dopo aver fatto colazione fino all’ora di pranzo. Ogni tanto mi alzo e cammino per casa, se scrivo a casa, oppure, se sono in un bar, vado a fare un giro in bici e poi riprendo a scrivere finché non mi sento bruciare gli occhi. Se, per un motivo qualsiasi, salto un giorno, divento molto nervoso. Finora è andata così, per il prossimo libro chissà.
Un film, un libro e una canzone che ami o che più ti rappresentano?
Criminali da strapazzo di Woody Allen, perfetto bilanciamento tra commedia e tragedia e scritto benissimo. L’ho visto decine di volte e ogni volta mi fa ridere. Just Kids di Patti Smith, un romanzo formidabile che mi ricorda gli anni trascorsi a New York e l’amore per l’arte. Love you so bad cantata da Ezra Furman: in generale amo i tutti i pezzi rock accompagnati dai violini ma questo li batte tutti.
Un motivo per il quale consiglieresti a tutti di leggere i tuoi libri?
Non sono bravo a consigliare i miei libri e lo dimostra il fatto che stia pensando e ripensando alla risposta da darti da una buona decina di minuti. Mi viene da dire: perché quando scrivo sono sincero. Ma chi è insincero quando scrive un proprio romanzo?
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Come vorrei dormire come la gente normale» diceva John Merrick in The Elephant Man e in questa frase ritrovo i miei ultimi dieci anni. Scriverò.
Ora che sono Nato, Maurizio Fiorino, Edizioni e/o, 2019 pp. 185.