Il colosso di Marussi ovvero la Grecia raccontata attraverso lo sguardo di Henry Miller

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A chi pensa che la Grecia oggi sia un paese senza importanza voglio dire che non potrebbe commettere errore più grande. Oggi come un tempo la Grecia è della massima importanza per chiunque cerchi di trovare se stesso. La mia non è un’ esperienza isolata. E forse dovrei aggiungere che nessuno ha tanto bisogno di ciò che la Grecia ha da offrire quanto gli americani. La Grecia non solo è l’antitesi dell’ America, ma soprattutto è la soluzione dei mali che l’affliggono. Può sembrare poco importante economicamente, ma spiritualmente la Grecia è ancora la madre delle nazioni, la sorgente della saggezza e dell’ispirazione.

 

Basterebbe questa frase di Henry Miller a spiegare il come e il perché di una terra come la Grecia ci si innamora al primo sguardo e di quanto la sua influenza sia tutt’oggi necessaria per artisti, intellettuali e gente comune alla semplice ricerca di bellezza.
Analizzando la sconfinata e variegata produzione letteraria di Henry Miller, Il Colosso di Marussi – pubblicato per la prima volta nel 1941 – risulta il libro molto probabilmente più atipico e meno riuscito, seppur contraddistinto da interessanti riflessioni e insolita bellezza.

il-colosso-di-marussi-hnery-miller-librofiliaIl Colosso di Marussi è infatti il resoconto del viaggio in Grecia compiuto dall’autore poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e subito dopo un disastroso soggiorno a Parigi ma allo stesso tempo è un’opera che trasuda gratitudine verso questa terra, verso il suo popolo:

…i greci sono un popolo pieno di entusiasmo, di curiosità e di passione.




e in particolar modo verso Katsímbalis, uomo possente e taurino con cui Miller stringe una forte amicizia e che attraverso i suoi discorsi e la sua parlantina sciolta, riesce a mostrare gli aspetti più intimi della Grecia, del suo popolo e delle sue tradizioni, suscitando nell’anima di Henry Miller sensazioni inedite quanto travolgenti nonché una vaga somiglianza con se stesso.

In quella prima occasione Katsímbalis mi apparve come una curiosa mescolanza. Aveva il fisico di un toro, la tenacia di un avvoltoio, l’agilità di un leopardo, la tenerezza di un agnello e la timidezza di una colomba.
Era un uomo vitale, possente, capace di gesti brutali e di parole rudi, eppure dava un senso di calore dolcemente femmineo. In lui c’era anche un forte elemento tragico, accresciuto dalla sua mimica sapiente. Era sensibilissimo e al tempo stesso duro come un bifolco. Parlava continuamente di sé, ma mai in modo egotistico. Parlava di sé perché era la persona più interessante che conosceva. Questo suo tratto mi piacque molto; anch’io sono un po’ così.



Il desiderio di una vacanza dopo vent’anni di lavoro matto, i calorosi e pressanti inviti del fraterno amico Larry Durrell e la voglia di soddisfare i propri bisogni interiori sono gli ingredienti che portano Henry Miller ad abbandonare temporaneamente la placida alcova per recarsi finalmente in Grecia, restando paradossalmente sconcertato da quello scenario arido e desolato nel quale si imbatte al primo vero contatto con la Grecia.

Il tragitto dal Pireo ad Atene è una buona introduzione alla Grecia. Non ha nulla di invitante. Ti induce a domandarti perché mai hai deciso di venire in Grecia. Lo scenario è arido e desolato, e fa perfino spavento. Ti senti denudato e depredato, quasi annichilito.



Bastano però davvero pochi giorni di soggiorno in Grecia per mutare l’opinione iniziale di Henry Miller che ben presto comprende di essere precipitato in una terra a misura d’uomo, baciata dal sole e dagli dei e popolata da gente cordiale, generosa, dinamica, intelligente e con una gran voglia di vivere e di donarsi, ossia il mix perfetto per soddisfare la sua innata curiosità, la sua inesauribile sete di conoscenza e la voglia matta di confrontarsi con chiunque gli capitasse sotto tiro, soprattutto sulle questioni prettamente letterarie.

Il greco non lo legge nessuno. Qui se uno arriva ad avere mille lettori è fortunato. I greci colti non leggono i loro scrittori; preferiscono leggere i libri tedeschi, inglesi, francesi. In Grecia uno scrittore non ha possibilità.


Il Colosso di Marussi mischia infatti elementi di puro reportage di viaggio con digressioni artistiche, filosofiche e poetiche senza tralasciare feroci critiche verso la società moderna occidentale e – spinto forse dall’orrore e dalla paura verso l’imminente conflitto mondiale – Henry Miller dalle pagine del suo libro, coglie l’occasione per lanciare pesanti accuse verso i fautori e i complici della guerra.

Qui nessuno può avere la coscienza pulita: facciamo tutti parte di un enorme congegno assassino.



henry-miller-librofiliaHenry Miller oltre ad essere un grande scrittore e un personaggio molto controverso, è allo stesso tempo un uomo mite e semplice, profondamente innamorato della libertà e di questi luoghi remoti che scova in Grecia e dei quali s’invaghisce lentamente ma inesorabilmente e questo suo libro è un vero e proprio inno alla bellezza, all’importanza del viaggio e dell’esplorazione ma anche alla grandezza della solitudine, elemento in grado di scogliere ogni remore umana.

La Grecia tutt’oggi è infatti considerata un vero e proprio toccasana naturale, un balsamo per l’anima e una fonte d’ispirazione immensa poiché potranno anche passare gli anni ma la sua bellezza rimarrà nei secoli immutata.
E personalmente, non posso far altro che confermare tutto questo.


La luce della Grecia mi ha aperto gli occhi, mi è penetrata nei pori, ha ampliato tutto il mio essere.





Soundtrack:



Il colosso di Marussi, Henry Miller, Feltrinelli, 2007 pp.214. Traduzione Franco Salvatorelli.




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