Vento caldo: il romanzo di formazione di Ugo Moretti tra libri e libertà
Capita, a volte, che non sempre entriamo in sintonia o proviamo estrema simpatia per i personaggi protagonisti dei libri che leggiamo eppure i libri, a differenza della vita e dei rapporti umani reali che non ci piace magari coltivare, finiscono spesso per regalarci comunque qualcosa di buono.
Questo è quello che mi è capitato dopo aver terminato la lettura di Vento caldo, il romanzo pubblicato nel 1949 dallo scrittore umbro Ugo Moretti, che gli valse la vittoria al Premio Viareggio e che è stato da poco riportato in libreria grazie al lavoro di Readerforblind.
Vento caldo, oltre ad essere il titolo del libro, è anche il nome del protagonista: un giovane ragazzo che non ha un nome vero perché è figlio di una prostituta che non lo ha mai registrato all’anagrafe e di un padre sconosciuto, cresciuto come un selvaggio ma che possiede una profonda sete di conoscenza, che lo spinge ad evolvere il suo spirito e la sua cultura, in maniera totalmente anarchica e autodidatta e contrapposta alla sua condizione sociale.
Sono stati proprio questi presupposti a spingermi a leggere questo libro, che già dalle prime battute si preannuncia come un vero e proprio romanzo di formazione in chiave neorealista, intriso di miseria, povertà e ingiustizia sociale ma Ugo Moretti, ha volutamente alzato il tiro e lo spessore del romanzo, inserendoci all’interno una complessa storia d’amore che si dipana per tutte le pagine del libro.
Già nel terzo capitolo del romanzo compare, infatti, Claudia: una ragazza borghese, aristocratica e lontanissima dal suo mondo, che scava profondamente nel suo orgoglio, facendolo sentire presto inadeguato, inferiore e che lo spinge ad evolversi dalle sue condizioni di vagabondo, invitandolo a cercarsi un lavoro e diventando per lui una vera e propria ossessione e un sogno ad occhi aperti.
C’era un gran vento caldo tra gli alberi; volava alto, non toccava la terra, ma solo i nostri volti. I suoi capelli impazzivano al vento come gonfaloni d’oro. È stato il giorno che l’ho baciata, un bacio forte, puro, labbra sulle labbra, un bacio come se lei fosse vergine e pure io. Io mi sentivo di baciarla così, senza lingua, senza toccarle il petto. Io credevo in lei come l’unica cosa casta, religiosa. Io ero un bel fesso.
pp.42
Claudia è chiaramente irraggiungibile per lui, che vive ai margini e che prende la vita così come viene, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze e lottando con i suoi demoni, interrogandosi su chi sia davvero e che è capace solo di prendere dagli altri e mai di dare, anche quando trova lavoro in una tipografia e scopre la passione per l’arte.
Così mi sono accorto, a poco a poco, di essere innamorato di Claudia. Così ho capito che per me la vita significa Claudia e nient’altro.
pp.68
Per Vento caldo che è un ragazzo intelligente, affascinante e scaltro, sono molto più importanti le passioni – in particolare le donne, che lo cercano con una certa insistenza -, i libri, gli amici strampalati ma fedeli, le scorribande e tutto quello che gli permette di vivere una vita selvaggia, dissoluta e misera, senza cacciarsi troppo nei guai e senza impicciarsi mai di politica.
La nostra vita è una risultante di migliaia di incidenti, uno appresso all’altro, senza soluzione di continuità. Incontri, soste, parole inaspettate, mondi che si aprono a un batter di ciglio, esseri e panorama di cui non si sospetta l’esistenza fino a che per un fortuito incidente, per circostanze indipendenti dalla prospettiva e dalla volontà non te li trovi davanti preparati, pronti al tuo ingresso. È una jungla la vita, l’ho detto.
pp.95-96
E sì, perché bisogna ricordare che questo romanzo di Ugo Moretti è ambientato proprio durante il fascismo e a fare da sottofondo alle vicende di Vento caldo e dei suoi amici, c’è uno dei periodi più cupi e tristi della storia italiana e soprattutto c’è lo spettro della guerra, alla quale il protagonista parteciperà attivamente.
Abbiamo fatto del nostro spirito una landa bruciata sotto un cielo inumano. Abbiamo strappato tutto e calpestato la nostra giovinezza senza uno scopo, vivendo perché i giorni sono venuti uno dopo l’altro, illusori e urgenti, senza darci tempo di pensare. Nel nostro spirito non è rimasto nulla di vivo e di vero; sembrava che questa marea di fuoco dovesse purificare, pulire, invece ha soltanto distrutto.
pp.237
Ed è proprio la guerra, la visione di centinaia di morti e il ritorno in una Roma bombardata e da ricostruire, che fornisce un ulteriore slancio a questo romanzo di Ugo Moretti, che assume ben presto, anche i connotati di una critica feroce contro la borghesia e i moralisti.
Be’, io voglio uscire da questo gregge di imbecilli. M’hanno stancato. Si adulano e si confortano a vicenda…
pp. 203
Vento caldo, però, vuole che tutto sia autentico compreso il dolore, la sofferenza e l’odio perché forse solo nella miseria e nella povertà è possibile la vera felicità e se lo dice lui, che non possiede nulla – nemmeno un nome – e che ha visto letteralmente scardinarsi davanti agli occhi il vecchio mondo per fare spazio a qualcosa di nuovo e indefinito, forse possiamo provare davvero a credergli e a dargli un briciolo di speranza e di fiducia.
Intanto pensavo che al cumulo di macerie che è la mia vita, dalla muffa e la polvere e il sangue è rimasta, diritta e lucente come un pennone d’acciaio, Claudia, alta fino al cielo. In cima la vecchia bandiera è ridotta uno straccio, l’anima mia, ma si agita e freme come un gonfalone al soffio del caldo vento del sud. E dura ancora, sbrindellata, fradicia. E fino a che ce ne sarà una filaccia io vivrò.
pp.223
Ugo Moretti ha scritto un libro che parla direttamente allo spirito del lettore, capace di dimostrarci quanto siamo strettamente interconnessi tra il mondo e le altre persone e su quanto coraggio possiamo darci gli uni con gli altri – anche nella miseria – ma soprattutto, questo è un libro capace di interrogarsi sul destino e sulle sue innumerevoli deviazioni.
Il destino è all’angolo di ogni strada; così la nostra vita si forma e si sfa dietro innumerevoli tangenti. Tutto dipende da un passo, fatto il quale quello che poteva essere la nostra probabile esistenza non vale più, scompare, e un’altra via diversa si presenta al nostro immediato futuro.
pp. 273
Confesso di non aver sempre provato estrema simpatia per il protagonista del libro così caparbio, orgoglioso, rissoso e testardo nonostante il suo amore sconfinato verso l’arte, i libri e la lettura e nonostante dimostri più volte di quanto, per lui, sia molto più importante nutrire la propria anima piuttosto che vestirsi o mangiare poiché la lettura estirpa, in qualche modo, il male che da sempre porta dentro.
Inoltre, nonostante il protagonista dichiari in più occasioni di amare Claudia – sua unica e sola ossessione – non fa assolutamente nulla per cercare di averla accanto a sé, anzi, sembra rifiutarla e scacciarla tutte le volte che lei gli dimostra il proprio interesse. L’ idea di liberarsi da sé stesso e di svegliarsi dall’indifferenza e dall’indolenza sono pensieri troppo flebili che difficilmente trovano una loro realizzazione.
Eppure, proprio grazie all’ironia tagliente e amara, tipica di chi ha perso tutto e non ha più nulla da perdere, sommata ai numerosi passaggi profondi e poetici di cui è costellato il libro e grazie al suo finale aperto, riusciamo ad immaginare un futuro diverso per Vento caldo e i suoi amici e ad apprezzare questo libro giunto comunque fresco, intatto e attuale fino ai nostri giorni.
Vento caldo, Ugo Moretti, Readerforblind, 2021 pp.403.