Antar di Eliana Iorfida: raccontare la Siria attraverso gli occhi di un ragazzo
Solitamente non accetto mai le proposte di lettura da parte dei miei contati social perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di libri praticamente illeggibili, pubblicati con editori a pagamento e lontani anni luce dalla mia linea editoriale ma soprattutto perché il modo di porsi di questi aspiranti autori e autrici è davvero molto fastidioso e totalmente errato poiché ti inondano di mail, di messaggi e ti taggano praticamente sotto ogni post che pubblicano riguardante la loro operetta.
Quando, invece, Eliana Iorfida mi ha proposto la lettura del suo Antar è stato tutto molto diverso e naturale ed ho accettato essenzialmente per tre motivi principali: è una scrittrice calabrese – e la mia regione vanta, purtroppo, poche penne femminili – e ultimamente, sono molto in trip anche con la letteratura calabrese (tra l’altro, vi suggerisco di leggere di leggere l’articolo che Eliana Iorfida ha scritto e pubblicato sul suo blog qualche settimana fa, proprio riguardo all’essere scrittrice in Calabria); il tema trattato dal suo libro – seppur piuttosto distante dalla mia comfort zone – mi incuriosiva molto soprattutto se consideriamo il mestiere svolto da Eliana Iorfida, non poteva non essere un libro vissuto e raccontato in prima ed infine, perché si è posta nei miei riguardi con estrema gentilezza, educazione e cortesia e senza la tipica boriosità e arroganza che invece contraddistingue gli scribacchini che quotidianamente mi inondando di proposte di lettura.
Eliana Iorfida è, infatti, un’archeologa che ha partecipato a numerose missioni di scavo nazionali e internazionali – tra cui Siria, Egitto e Israele – e proprio questi viaggi e il tanto tempo libero a disposizione, tra uno scavo e l’altro, la portano ad avvicinarsi alla scrittura e Antar è un romanzo che affonda le sue radici proprio in Siria poiché l’omonimo protagonista del libro, è un vivace giovane italo-siriano, figlio di un padre despota, assente e pieno di intrallazzi e di una madre troppo debole per ribellarsi, che non si sente occidentale ma nemmeno orientale e che, dunque, convive con un’identità frammentata esattamente come la sua terra.
In ogni frammento di storia Est e Ovest si incontravano e si scontravano generando mille rivoli di storie secondarie, parallele, sovrapposte, in uno svolgimento dialettico bisognoso di polarità. Scoprivo una dopo l’altra le tessere che componevano il mosaico della mia cultura d’origine e di quella acquisita, senza distinguere fino in fondo quale fosse l’una e quale l’altra, parteggiando ora per i vincitori ora per i vinti con lo stesso entusiasmo.
pp.65
Antar – che deve il proprio nome ad un celebre poeta guerriero di epoca preislamica sempre pronto a battersi per affermare la propria identità e per difendere la sua gente – da ragazzino trascorre a Damasco solo le vacanze estive in compagnia dei suoi familiari e, ai suoi occhi, il mondo sembra tutto splendente ed uniforme ma crescendo e con la separazione dei suoi genitori, è costretto a ritornare in Siria con suo padre in via definitiva e così, sentendosi solo, incompreso, abbandonato e senza una patria, cerca rifugio proprio nei libri, fin quando incontra un vecchio professore della capitale siriana che lo conforta e che gli racconta la storia della sua terra, permettendogli così di osservarla con occhi nuovi e con la giusta consapevolezza.
Ripenso alle nostre infanzie interrotte e alla Siria, che si regge in equilibrio precario su un mosaico di etnie separate o unite a tavolino, a seconda degli interessi.
pp.57
La vita di Antar è, infatti, piuttosto complessa e muta esattamente come cambia costantemente la sua terra d’origine, sempre più caratterizzata dalla presenza di macerie, di lotte e di violenze di ogni genere e crescendo, comprende che il suo è un popolo completamente tradito e schiacciato dalla dittatura.
La Siria intera, non una sua parte, è altare di sacrificio, travolta dalla furia che ha spinto i figli a combattere i padri senza accorgersi di apparecchiare un lauto banchetto per chi, dall’interno e dall’esterno, non aspettava altro che lanciarsi sulle macerie come un’avvoltoio.
pp.192
La situazione di Antar peggiora però quando vive quell’esperienza militare che gli devasta completamente la vita e che gli lascia ferite e cicatrici dentro e fuori dall’anima poiché è proprio qui che conosce la violenza, la sottomissione, il plagio, gli abusi ma soprattutto il dolore, che nemmeno la presenza della bella Giada – che esattamente come l’omonima pietra preziosa dovrebbe essere presagio di buona fortuna e di coraggio – riesce spesso a lenire ma, alla fine, si sa che la vita è imprevedibile e piena di sorprese inaspettate.
Hai detto bene, si tratta di una guerra tra oppressi e oppressori, minoranze e maggioranze, ma la via per ricomporre i conflitti esiste ed è stata più volte indicata anche da quassù. Mi chiedi quando l’orrore avrà fine, ti rispondo: quando quella via verrà battuta da chi avrà il coraggio di percorrerla fino in fondo e il consenso per farsi seguire.
pp.144
Antar di Eliana Iorfida, potrebbe essere definito a tutti gli effetti una sorta di romanzo di formazione poiché è un libro simile ad filo, intarsiato di preziosi filamenti, che intreccia Oriente e Occidente e che proprio attraverso il protagonista – che prova a ricomporre i pezzi della sua esistenza – dimostra tutta la difficoltà di dialogo di questi due mondi che, pur avendo molto in comune, preferiscono continuare a farsi la guerra piuttosto che cercare e creare una solida, felice e preziosa convivenza.
Eliana Iorfida, con una scrittura elegante e raffinata, con questo suo Antar, ci prende per mano e ci conduce direttamente nella Siria che lei, attraverso i suoi studi e il suo lavoro, ha conosciuto bene e verso la quale traspare un affetto profondo, sincero e indissolubile che dimostra come solo vivendo in una città da straniero è possibile ottenere gli strumenti giusti per comprenderla, capirne i fallimenti ma soprattutto per continuare ad amarla e rispettarla.
Antar, Eliana Iorfida, Vertigo Edizioni, 2019 pp.197.