Alluminio: il gioco calcio e i desaparecidos secondo Luigi Cojazzi

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Non amo molto scorazzare per i mercatini dell’usato per acquistare libri o altre chincaglierie, perché non mi piace possedere qualcosa che è già stato vissuto o letto da altri e che mi racconta altre storie che non sono la mia eppure Alluminio di Luigi Cojazzi l’ho scovato proprio frugando tra alcuni mercatini di libri proposti a pochi euro.

Inutile dire che sono rimasta immediatamente affascinata dalla sua copertina, probabilmente perché mi ricorda la mia infanzia, costellata da interminabili partite giocate nel mio quartiere, con il solito Super Santos recuperato di fortuna – lo stesso che irrimediabilmente finiva nel giardino o sul balcone del vicino rompiscatole e che era un’ impresa ripescare – mentre solo i più grandi tra noi potevano permettersi di giocare con il celeberrimo Tango, più bello e più pesante, esattamente come quello rappresentato nella copertina di Alluminio.

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Alluminio: uno splendido esordio passato un po’ in sordina?

Alluminio è il libro d’esordio di Luigi Cojazzi – e da quello che mi risulta attualmente anche l’unico – pubblicato da Hacca Edizioni nel 2007, a suo modo è una storia semplice eppure molto complessa per via dei vari temi che affronta.
Quella narrata da Luigi Cojazzi è, infatti, la storia di due fratelli divisi da un destino avverso e dall’incombere del regime dittatoriale prima cileno e poi argentino e del peso corposo e spesso insopportabile dei ricordi e delle domande prive di risposta che logorano l’animo e la mente.

Non mi è mai sembrato così lento il succedersi delle cifre sul quadrante della sveglia. Io sono il pulsare dei secondi sull’orologio. Io sono le fessure di chiaro sempre più ampie che trapelano dalla finestra. Sono il gocciolare sbadato del rubinetto mal chiuso.

Io sono tutti quei mezzi che declinano le forme della mia attesa.

 

Dani, questo il nome di uno dei due protagonisti di Alluminio, non riesce a dimenticare il fratello maggiore Manuel fatto sparire dal regime dittatoriale cileno di Pinochet e per questo ormai solo e abbandonato, decide di fuggire in un’ Argentina povera e repressa dall’avvento del governo militarista eppure felice ed entusiasta di ospitare i Mondiali di calcio del 1978.

Qui Dani, dopo il duro lavoro in fabbrica, trascorre le nottate giocando a calcio in compagnia di un gruppo di amici, anch’essi animati dai loro dolorosi ricordi e dalla voglia di rivincita, fin quando una donna misteriosa di nome Luz, piomba nella sua vita e cosi quelle innocenti partite finiscono per prendere una piega ben diversa, rappresentando per Dani e i suoi amici una possibile via d’uscita.

La speranza che il passato possa tornare è in fondio la speranza che il tempo non sia mai esistito. Che i nostri gesti sbagliati possano essere redenti. Che le occasioni sfumate possano venire un giorno riscattate. Che il divenire non ci abbia davvero costantemente punito, consumato, deluso, e che alla fine della storia possiamo finalmente ricongiungerci con ciò da cui il tempo ci ha separato.

Quella narrata da Luigi Cojazzi nel suo Alluminio è certamente una storia dolorosa e impossibile da dimenticare perché racconta in modo affascinante, poetico e duro dei desaparecidos, delle violenze e delle ostilità compiute dai regimi dittatoriali che insinuandosi nelle vite della gente comune, cancellano volti e ricordi del passato, fortunatamente però contrapposti e salvati da alcune amicizie e dal bruciante desiderio di riscatto.

Consiglio a tutti di mettersi subito alla ricerca di questo libro purtroppo poco noto di Luigi Cojazzi – che per ambientazioni e argomenti trattati mi ha ricordato molto Scritto sulla tua terra di Mauro Libertella – e di gustare ogni singola pagina di Alluminio e mi chiedo come mai, a pochi mesi dalla fine del recente ed ennesimo campionato mondiale di calcio, nessuno abbia consigliato e accennato a questo fantastico libro, soprattutto tra gli addetti ai lavori?

Alluminio, Luigi Cojazzi, Hacca Edizioni, 2007 pp. 216.

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