Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia: Enrico Macioci e gli Ottanta

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Ci sono libri che anche se possiedono un numero esiguo di pagine, una volta terminati ti lasciano addosso con la sensazione che non abbiano finito di raccontarti tutto e allora, continuano a risuonarti dentro anche dopo aver girato l’ultima pagina.

Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia di Enrico Macioci è sicuramente uno di questi libri e per me, che mi sono imbattuta per la prima volta nella penna di questo scrittore abruzzese di cui ho sempre sentito parlare un gran bene pur non avendolo mai letto in prima persona, è stata una doppia e piacevole sorpresa.

Enrico Macioci nelle poche pagine che compongono questo suo libro, è stato capace di condensare una buona fetta degli eventi, più o meno tragici, che hanno contraddistinto gli anni Ottanta in Italia, partendo proprio da quello che è stato l’evento che ha modificato per sempre il nostro modo di apprendere e di vivere il dolore attraverso i mass-media ovvero la vicenda del piccolo Alfredo Rampi, precipitato in un pozzo artesiano a Vermicino – nelle campagne laziali – e che ha mandato, per la prima volta in assoluto, la morte e la spettacolarizzazione del dolore in diretta tv.

Alfredo Rampi

All’interno di Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia c’è davvero molto ma partire dall’amicizia tra Francesco – la voce narrante del romanzo – e Christian Creoli, aiuta ad entrare meglio nel flusso della narrazione e a comprendere tutti i punti di connessione tra Alfredo Rampi, Christian Creoli e Francesco.

La disgrazia si è mutata in apocalisse, l’apocalisse in quotidianità e il pianeta in un’anfora di urla dementi.

pp. 10

Il 10 giugno 1981 mentre Alfredo Rampi precipita in un pozzo a sessanta metri di profondità, Christian Creoli sparisce nel nulla, poco dopo aver salutato il suo migliore amico Francesco, con il quale aveva passato un pomeriggio intero a giocare e mentre a Vermicino la macchina dei soccorsi si attiva per cercare di recuperare sano e salvo il piccolo Alfredo, poco più a nord, scattano le ricerche per ritrovare Christian e le cui uniche certezze in entrambi i casi sono due: tutti e tre i ragazzini hanno solo sei anni ed è una vera e propria corsa sfrenata contro il tempo affinché tutto si concluda con un lieto fine.

Ma nessuno vuol vedere le crepe spalancarsi sulla parete delle proprie illusioni. Nessuno vuol vedere la stanza buia attraverso le crepe della parete.

pp. 81

Francesco diventa inevitabilmente un testimone chiave della sparizione del piccolo Christian Creoli perché è stata l’ultima persona a vederlo ma il suo suggerimento di provare a cercare in una zona abbastanza distante dalle loro abitazioni non viene preso nemmeno in considerazione dagli adulti che sono troppo indaffarati, con il fiato sospeso e lo sguardo incollato alla tv per seguire le manovre di salvataggio del piccolo Alfredo Rampi.

… la vita è l’equivalente di una stanza buia.

pp. 53

Ci imbattiamo così in uno dei primi temi caldi e corposi del libro ovvero la perdita dell’innocenza e soprattutto la perdita di fiducia nei confronti degli adulti che pur di non raccontare la verità, preferiscono ricorrere alle bugie in maniera particolare i genitori di Francesco che sono a tutti gli effetti una famiglia disfunzionale che finirà dopo poco per sgretolarsi.

L’ età è il risultato di ciò che la nostra anima sperimenta: vivere equivale a incidere una serie di tacche su un ramo. Se la tacca è troppo profonda il ramo si spezza, e la mia anima rischiava di spezzarsi.

pp. 46

E così Francesco, che durante l’infanzia ha sempre temuto l’idea di svegliarsi e accorgersi che la sua vita è solo una fantasia, un’illusione e un sogno perché tutto è falso e posticcio, compreso il suo nome, si ritrova seriamente smarrito, spaventato e confuso dopo la scomparsa del suo migliore amico.

… l’infanzia non è debole: se lo fosse, nessuno diventerebbe mai adulto.

pp. 43

Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia non è solo questo ma anche tanto altro perché è la storia di un’intera generazione ma soprattutto è la nascita della tv del dolore e della sua spettacolarizzazione poiché c’è sempre una sorta di fascino voyeuristico ad osservare i problemi e i drammi degli altri, soprattutto quando non ci toccano in prima persona.

Enrico Macioci è molto abile raccontare una storia che lascia il lettore perennemente con il fiato sospeso, collocandolo perfettamente in uno spazio temporale ben preciso che ne rafforza la verosimiglianza anche grazie ai continui salti temporali tra passato e presente.

Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia è un libro che ricerca la verità ma allo stesso tempo gioca a riformulare il passato, instillando nel lettore in dubbio di riuscire a sapere come sarebbero state le cose se tutto fosse andato diversamente.

Sfondate la porta ed entrate nella stanza buia, Enrico Macioci, Terrarossa Edizioni, 2022 pp.103.

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