Run River di Joan Didion: una saga familiare che scorre sulle rive di un fiume

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Ho letto questo romanzo d’esordio di Joan Didion sentendomi quasi in apnea perché è esattamente questo il mood dell’intera lettura. Sarà forse colpa del clima torrido nel quale si sviluppano alcuni degli episodi cardini narrati in Run River o forse, sarà colpa dell’ambientazione proprio a ridosso di un fiume? Beh, non saprei dire con certezza ma garantisco che la sensazione che si respira, dalla prima all’ultima pagina, è proprio quella.

Di Joan Didion apprezzo particolarmente la scrittura limpida e cristallina, capace di indagare persino nelle pieghe più nascoste dell’animo umano, tirando fuori tutto il meglio e il peggio e poi, amo quel suo prendere repentinamente le distanze da tutto e da tutti, quasi come a voler sottolineare che non c’entra nulla con tutto quello che sta narrando, perché quello è altro da lei.

Joan Didion quando tratteggia i protagonisti dei suoi romanzi compie un lavoro unico ed eccezionale ed esalta il loro lato peggiore, mostrando al lettore tutte le crepe infime e orride che si nascondono dietro quell’alone di apparente felicità. Allo stesso tempo però, Joan Didion non giudica e non giustifica i suoi personaggi piuttosto li lascia agire indisturbati, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze.

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Quella narrata in Run River è infatti una sorta di saga familiare – ambientata in una vallata apparentemente felice e tranquilla – dalla quale esce fuori una prospettiva che stride con l’ambientazione circostante e che stordisce il lettore, che diventa totalmente incapace di dare un senso agli avvenimenti, sempre ammesso che sia realmente necessario dargli un senso.

Siamo infatti alle porte di Sacramento e la Seconda Guerra Mondiale è ormai finita da un pezzo ma a fare da sottofondo alla scena d’apertura del romanzo si sono comunque: un fiume, un molo, uno sparo e il caldo torrido di una notte d’agosto che crea una sorta di cappa sull’intera vicenda.
Dentro la casa invece, situata al centro del ranch, c’è Lily che ormai da tempo evita le feste perché ha paura di bere troppo e di combinare pasticci. Fuori, immobile sul molo, c’è invece suo marito Everett che è appena rientrato da una delle tante feste che si tengono proprio in quella vallata.

Quello sparo rompe però l’afa e il silenzio e provoca un viaggio a ritroso nel tempo, nel quale viene passata al setaccio l’intera storia d’amore fra Lily ed Everett: amici sin dall’infanzia, giovani fidanzati, novelli sposi e infine famiglia invidiata da molti ma in realtà disfunzionale sino al midollo.

Lily che proviene infatti da una famiglia borghese nella quale è stata sempre viziata e coccolata, non è mai riuscita a superare la morte del suo adorato padre e per questo motivo, è una donna totalmente confusa, insicura e incapace di amare.
Everett, dal canto suo, nel tentativo di allentare la corda e di assecondare i propri bisogni personali, abbandona per un lungo periodo il tetto coniugale, senza però prevedere minimamente le conseguenze che metteranno a dura prova il suo matrimonio perché una volta rientrato a casa, si troverà dinanzi all’evidenza dei fatti e sarà costretto ad ammettere le proprie responsabilità.

Joan Didion, author of "Play It as It Lays", and "Slouching Towards Bethlehem", is pictured here on May 1, 1977.(AP Photo)
Joan Didion, author of “Play It as It Lays”, and “Slouching Towards Bethlehem”, is pictured here on May 1, 1977.(AP Photo)

Run River è il romanzo d’esordio di una grandissima scrittrice e come ogni romanzo d’esordio, presenta qualche piccola sbavatura perché pur trattandosi di una storia avvincente, ricca di riferimenti culturali – soprattutto inerenti a libri e musica – e nella quale viene fatta molta esplorazione psicologica sui personaggi, forse è proprio la presenza di tanti personaggi ad appesantire un po’ la narrazione, quasi come se Joan Didion avesse avvertito l’esigenza di affollare il romanzo e di curare in modo maniacale la scrittura proprio per colmare o per omettere alcuni possibili vuoti.

Inoltre, Lily ed Everett, appaiono come due ragazzini capricciosi e incapaci di gestire le loro vite ma soprattutto incapaci di preservare la loro famiglia e di prendersi cura dei loro due figli, che vengono infatti raramente messi a fuoco all’interno del romanzo.
Allo stesso tempo però Run River è un libro che anticipa e che fa da apripista a tutto quello che di buono Joan Didion farà con la sua inarrivabile penna lucida, cristallina e spietata.
Esattamente come l’amore spietato e disfunzionale, capace di sacrificare e di sacrificarsi, che si respira leggendo le pagine di questo suo primo romanzo d’esordio.

Run river, Joan Didion, Il Saggiatore , 2016 pp.325. Traduzione Sarah Victoria Barberis.

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