Intervista a Simonetta Caminiti: dal romanzo al graphic novel

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Simonetta Caminiti è una giornalista freelance e una scrittrice, laureata in lingue e culture straniere e appassionata di cinema.

Oltre ad aver pubblicato due raccolte di racconti per Lettere Animate, Simonetta Caminiti è autrice del romanzo “Gli arpeggi delle mammole”, pubblicato per la prima volta nel 2015, tradotto in inglese e in francese e successivamente adattato a graphic novel col titolo “Diana, 1999” disegnato da Letizia Cadonici per La Ruota Editore e pubblicato nel 2019.

La settimana prossima tornerà in libreria con il romanzo “Il bacio”, pubblicato da Words Edizioni, rivisitazione del suo romanzo d’esordio e con un nuovo progetto del quale ci svela una piccola anteprima nell’intervista.

Da bambina cosa sognavi di diventare “da grande”?

Ogni giorno cambiavo idea, ma le due piste più battute erano l’avvocato (perché adoravo “sfinire” con le mie “arringhe” i miei poveri genitori, e magari sentirmi dire “hai ragione”, ogni tanto!) e… l’attrice. Facendo l’attrice avrei potuto baciare i ragazzi più belli del mondo. Però scrivevo storie abbastanza ingarbugliate già a sette anni…

Qual è stato in assoluto il primo libro che hai letto e che ricordi?

Il primo che abbia letto coi miei occhi, tutto intero, era una raccolta di fiabe con L’Uccello Azzurro (di Madame d’Aulnoy) in copertina; io amai di un amore folle quelle di Andersen contenute nel volume. La Sirenetta, L’intrepido soldatino di stagno, la Piccola Fiammiferaia soprattutto: piangevo disperatamente e che tanta bellezza generasse dolore aveva un fascino particolare, a sei anni…

Come sei stata scoperta dai tuoi editori?

Nessun editore ha bussato a casa mia. Sono stata scoperta in tutti i casi inviando mie proposte: particolarmente felice è stata l’approvazione del proposalper il romanzo a fumetti Diana, 1999 con La Ruota Edizioni, perché la prima volta in vita mia in cui firmavo un contratto da scrittrice un anno prima di terminare la stesura della storia.

Hai qualche mania come scrittrice?

Tutte pessime! Fumare un piccolo sigaro prima di mettermi a scrivere (è aberrante, lo so…); ascoltare due canzoni, che siano sempre le stesse, sempre lo stesso paio e nella stessa successione (ciascuna per un progetto creativo aperto); la pretesa del silenzio anche verso eventuali insetti; indossare un capo d’abbigliamento che, quando mi alzo dalla sedia, incrocio lo specchio prima di accomodarmi di nuovo davanti al computer, mi piaccia vedere riflesso. Lavorare “da remoto”, sia come giornalista che come scrittrice, ci isola moltissimo. Ho bisogno di trovare entusiasmo tra me e me. (A volte mi trucco anche un po’…).

Un film, un libro e una canzone che ami o che più ti rappresentano?

Da bambina conoscevo a memoria le quasi quattro ore in sequenza di Via col vento: adoravo la Vivien Leigh nei panni di “Rossella/Scarlett O’Hara”, e resta un film che mi rappresenta perché, rivedendolo oggi, in quella commistione di forza, fragilità e sentimento di incomprensione, Rossella continua a somigliarmi un po’. Come me si aggrappa con gli artigli alle radici che la tengono viva, e ama e vuole con una tenacia e una resistenza al dolore che le impediscono di spezzarsi. Controversa creatura, ma davvero ben interpretata, quindi quello è il mio “film del cuore” da trent’anni. Il libro che più amo al mondo è Groviglio di vipere di FrançoisMauriac: il primo romanzo che, a quattordici anni, in una edizione che era costata 700 lire, ricevetti dalle mani di mio padre. La canzone non la conosce quasi nessuno, in Italia: il titolo è Eblouit par la nuitinterpretata dalla cantautrice francese Zaz. Passione, nostalgia, e un testo meraviglioso.

Un motivo per il quale consiglieresti a tutti di leggere i tuoi libri?

(Domanda durissima se non si vuole passare per spocchiosi! Proviamo…). Suggerisco la lettura de Il bacio (in imminente uscita per Words Edizioni) perché è la storia di un lungo, primo interminabile bacio che la Vita dà a una ragazza complicata alla fine del 1999, e il lavoro svolto sulla lingua e sullo stile, chissà, potrebbe incuriosire (è inoltre il mio primo romanzo, già edito come Gli arpeggi delle mammole); suggerisco i miei racconti Le ragazze del borgo a chi volesse avvicinarsi alla narrativa erotica breve di scuola “pre-millennials” (queste, almeno, nelle intenzioni e nella generosità della critica); suggerisco il mio Specie meno note di sirene perché raccoglie la mia formazione e la mia crescita di scrittrice a tutto tondo (racconti dei più disparati generi scritti, in massima parte, in gioventù, piccoli esercizi di prosa d’arte, liriche mie e traduzioni personali di poesie di Emily Dickinson); poi, ancora,Senti chi parla – le frasi più famose del cinema per chi volesse conoscermi in veste di “inchiestista cinefila”; infine, e più di tutti adesso, suggerisco Diana, 1999 a chi ama i graphic novel. (Ed è anche la riduzione a fumetti de Il bacio).

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho una mole di romanzi (tre a buon punto) in corso d’opera, e le sceneggiature di due graphic novel nuovi. Poi, mi sto dedicando alla “immissione nel mercato” (delicatissimo momento, ma il progetto è pronto e prenderà il largo a breve)… di una casa editrice tutta mia.

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