Il mio rapporto con la scuola e come sono diventata lettrice: 5 punti chiave

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Io odiavo la scuola. Sì, avete capito bene, la scuola non mi è mai particolarmente piaciuta anzi la frequentavo controvoglia perché odiavo svegliarmi presto al mattino, trascorrere delle ore in una classe – affollata, rumorosa e poco illuminata – per fare delle cose che non mi piaceva fare e per cercare di imparare nozioni che non mi suscitavano alcun interesse. Eppure, nonostante la mia congenita pigrizia e la mia totale avversione verso il sistema scolastico, sono riuscita a farmi promuovere tutti gli anni e a togliermi via quel peso dal groppone nel minor tempo possibile, esattamente come quando vai dal dentista per l’estrazione di un dente.

Se, per me, giugno rappresentava il mese della gioia assoluta e la possibilità di ritornare finalmente al mare, settembre rappresentava invece il mese del supplizio e della tortura e non c’era nulla capace di farmi ritornare il buonumore o più semplicemente, capace di fornirmi una valida motivazione per tornare in classe.

Io e la scuola: un brutto rapporto

Insomma tutti gli anni si ripeteva la stessa storia e iniziavano anche a non funzionare più i finti mal di pancia o gli scioperi indetti all’ultimo minuto, perché tanto i miei – a furia di sentirsi ripetere il classico ritornello del “Sua figlia non si impegna ma potrebbe” e di successive sfuriate in merito – avevano capito il trucco e l’antifona del discorso.

Io odio la scuola - Librofilia
Durante l’ultimo anno di scuola media però è successa una cosa tanto strana quanto inaspettata ovvero è arrivato un nuovo professore di lettere: un uomo alto e magro, con le sopracciglia folte, le basette lunghe e il volto scavato e punteggiato da una barba ispida ed è riuscito: prima a farmi alzare lo sguardo dai fogli che tenevo sul banco e sui quali trascorrevo ore a fare grossolani tentativi di sketch e di lettering e poi a catturare tutta la mia attenzione mentre parlava di libri, autori, autrici e trame.

Non saprei spigare che cosa è effettivamente successo dentro di me però sì, posso affermare che qualcosa è realmente successo e quello è stato il momento perché quel professore che parlava poco e che sorrideva anche meno, mi ha inconsapevolmente insegnato a leggere i libri e ad amare i libri e a lui, ovviamente devo moltissimo.

A differenza di tutte le altre mie passioni momentanee, che spesso sono state soffocate dalla mia pigrizia e dallo sciamare di quel temporaneo interesse, la lettura invece non è mai venuta meno anzi è stata alimentata giorno dopo giorno, sino a diventare una sorta di fuoco sacro che brucia nelle mie viscere e che mi ricorda che nulla è perduto.

Cinque punti chiave per…

Ora, ho scritto tutto questo non per fare una specie di post banale e autocelebrativo bensì perché attraverso questa mia esperienza mi piacerebbe poter dimostrare cinque semplici cose:

  1. Mai forzare nessuno a leggere
  2. Non sempre genitori lettori danno figli lettori
  3. Non avere genitori lettori non significa non poter diventare dei figli lettori
  4. La lettura è accessibile a tutti, bisogna solo avere il coraggio di avvicinarvisi
  5. C’è del buono in ognuno di noi, basta solo trovare le persone giuste che ci aiutano a farlo emergere

Qual è la tua opinione in merito? Ora voglio conoscere la tua esperienza scolastica e il tuo primordiale incontro con i libri: scrivi tutto nei commenti.

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  1. Il mio rapporto con la scuola è stato normale, nel senso che facevo lo stretto necessario per assicurarmi la promozione (senza debiti sia chiaro, altrimenti a casa erano guai). Certo, nelle materie che più mi piacevano mi applicavo di più per poter prendere qualche voto più alto, ma non è che abbia avuto mai una media scolastica altissima. Sul mio primordiale incontro con i libri invece è avvenuto in maniera molto naturale e soprattutto graduale. Leggevo i fumetti, sono passata alle tipiche letture adolescenziali (non sto parlando di Moccia, sia chiaro) e poi sono arrivata ai libri. Le cose però sono cambiate sicuramente quando nel mio paesello hanno aperto la prima (e ad oggi unica) libreria. Il mio libraio è stato fondamentale nel farmi conoscere autori che senza di lui non avrei mai letto (Saramago, Ammaniti, Tabucchi, Ginzurg e potrei continuare). Ecco perché più che genitori lettori, quello che serve è la presenza di biblioteche e librerie e bibliotecari e librai con la passione della lettura in grado di saperla trasmettere agli altri.

  2. Io a scuola me la sono sempre cavata, facendo più dello stretto necessario solo nelle materie che veramente mi piacevano. All’università, però, ho faticato parecchio. Lo studio in sé mi piace, ma non quello istituzionalizzato. Mi sono sentita parecchio in gabbia.
    Anche io ho avuto un professore di lettere che sorrideva poco e sembrava anche un po’ burbero, in realtà è stato uno dei migliori professori che abbia mai avuto e ci ha insegnato il valore del costruirsi una cultura. Lo ricordo ancora con affetto.
    Per quanto riguarda la lettura, sono d’accordo con te su tutta la linea. Io mi sono appassionata alla lettura da piccola nonostante i miei genitori all’epoca leggessero poco. E’ venuto tutto da sé, senza forzature. La lettura, così come molte altre conquiste e passioni personali, fanno parte della sfera privata di una persona, quindi non ha senso forzare la mano. Ognuno ha il suo percorso e i suoi tempi. 🙂

  3. Io sono sempre stata una studiosa anarchica: capitava che io leggessi Kant mentre in classe si studiava Socrate o andassi a recuperare Platone invece di studiare Freud.
    Ho certamente avuto un’innata attitudine all’approccio critico, ma mi sono spesso svincolata dall’imposizione.
    Nonostante non venga da una casa piena di libri, questi hanno sempre fatto parte della mia vita: credo di aver letto moltissimi classici tra elementari, medie e liceo.

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