Adieu Mon Coeur di Angelo Calvisi: l’amaro sapore dell’amore e del rimpianto
Genova è quasi certamente una delle città italiane più belle e contemporaneamente più malinconiche, probabilmente per via della sua posizione geografica abbarbicata sul mare e per l’ubicazione di uno dei porti marittimi principali d’Italia che oltre ad ospitare rumorosissimi stormi di gabbiani, vede quotidianamente salpare e attraccare numerose imbarcazioni di ogni forma e stazza che portano in sé le loro storie di mare e di marinai, così remote e così lontane.
Ecco, probabilmente è proprio questo a fare di Adieu mon coeur – l’ultimo romanzo di Angelo Calvisi – e di alcune sue ambientazioni nella cittadina ligure, un libro estremamente struggente e malinconico che racchiude in sé la bellezza, la spensieratezza e l’incoscienza della giovinezza, i sogni di una vita e li somma poi all’incapacità di stare al mondo da adulti e di avere una vita stabile, specie se si è stati travolti da beghe familiari prima e da un successo improvviso e involontario dopo.
Esattamente come succede a Paolo – il protagonista di Adieu mon coeur – adolescente introverso e complicato a causa della sua perenne insicurezza e dei numerosi litigi dei suoi genitori prima e musicista di successo, marito infedele, padre assente ma soprattutto uomo alcolizzato e depresso dopo.
Mio papà una volta se n’è andato, quando io facevo la quinta elementare e i gemelli erano all’ultimo anno di asilo. Non mi ricordo cos’era successo, mi ricordo soltanto che la sera mio padre non rientrava e la mamma piangeva sempre e aveva la faccia lunga come adesso. Io andavo a letto e non riuscivo a dormire, pensavo che tutta la situazione fosse colpa mia, delle sgridate a scuola.
Paolo è infatti incapace di gestire ciò che capita nell’arco della sua intera esistenza e soprattutto è incapace di gestire i suoi rapporti con gli altri e di prendere una determinata posizione nella vita e nelle scelte da compiere, specie da quando Michela – una ragazzina della compagnia del cortile, di cui è segretamente innamorato – si fidanza con Luca, il suo migliore amico e da quando alla sua famiglia accade qualcosa di cosi drammatico e di cosi impossibile da accettare e somatizzare.
Era pomeriggio, stavamo giocando a pallone nel cortile della scuola e un gruppetto di ragazze, oltre il muretto basso, guardava e ridacchiava manco fossimo dei fenomeni da baraccone. Il giorno dopo ho rivisto Michela a ricreazione, nel corridoio, e allora ci ho fatto caso. Era bella? Era brutta? Boh. Di sicuro mi guardava, perciò mi sono messo a fissarla anch’io. Mi sono detto: vediamo un po’ dove andiamo a parare, e così siamo andati a parare che il primo ad abbassare gli occhi è stato il sottoscritto.
Paolo cresce in fretta fra le partite di pallone, le feste all’oratorio e le colazioni in latteria così come cresce la sua passione per la musica e contemporaneamente la sua rabbia e il suo malessere e tutto quello che accade nella sua vita è poi frutto di assurde coincidenze, fatali errori e di una vena melodrammatica, sentimentale e autodistruttiva di cui non riesce proprio a liberarsi.
E Paolo, non riesce a liberarsi e a dimenticarsi nemmeno di Michela e per questo motivo qualsiasi gesto, intenzione o pensiero è rivolto a lei e all’impossibilità di vivere quella storia d’amore che nessuno di loro due riesce a sotterrare, nemmeno con l’aiuto dei rispettivi nuovi partner.
I messaggini sono gli strascichi della nostra storia morbosa. Qualche volta ci siamo anche visti.
Stamattina, per esempio.
E quando la misteriosa sparizione di sua madre lo riporta nelle atmosfere e nei luoghi della sua vita precedente, Paolo prova un tuffo al cuore e un senso di totale smarrimento perché se da un lato vorrebbe fuggire lontanissimo per non ritornare mai più, dall’altro invece prova una sorta di piacere a mettersi sulle tracce di sua madre e a sentirsi parte di qualcosa che è stato.
A Genova non ci torno spesso. Non ci torno nemmeno volentieri. Faccio sempre in modo che la mia permanenza sia solo una questione di pochi giorni, o addirittura di ore ed è una processione attraverso un pugno di luoghi dove tutte le volte mi aspetto di trovare qualcosa. Non so bene cosa, e comunque poi non ci trovo mai niente. Da ragazzo pensavo che le esperienze che si fanno nella vita fossero le tappe di avvicinamento verso tutto ciò che è fuori di te, come in una specie di moto espansivo. Adesso penso a una sequenza di spirali concentriche e quando torno a Genova ci penso ancora di più.
Adieu mon coeur di Angelo Calvisi è un libro fresco, frizzante e nostalgico scritto in una sorta di tempo sospeso che si alterna fra passato e presente e mostra le mille sfaccettature di Paolo – e di quella generazione vissuta fra gli anni Ottanta e Novanta – ma soprattutto è un libro che fa venire voglia di tornare indietro nel tempo per provare a modificare il corso degli eventi o in caso contrario, ci invita a vivere la vita, ad afferrare tutto quello che ci capita e ad imparare a stringere forte e a custodire le cose più belle e preziose.
Songtrack:
Adieu mon coeur, Angelo Calvisi, Casa Sirio Editore, 2016 pp. 174.
Oggi aggiungo io una canzone alla tua soundtrack: Via del campo, sempre di faber, che mi fa pensare tanto a Genova*