Happy hour: diciassette racconti scritti e firmati da Mary Miller

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Happy Hour di Mary MillerLast days of California è il primo romanzo di Mary Miller ed allo stesso tempo è il primo libro che ha lanciato, in Italia, il progetto Black Coffee Edizioni quando era ancora solo una semplice collana ed è per questo motivo che a questo libro mi sento particolarmente legata, soprattutto perché mi ha regalato un bellissimo spaccato di narrativa nordamericana “on the road” che in certi momenti della vita non guasta mai.

Happy Hour invece è il nuovo libro di Mary Miller ed è una raccolta di racconti che riconferma tutto il talento narrativo e l’interessante punto di osservazione di questa autrice originaria del Mississippi: ben 17 racconti nei quali le protagoniste sono solo e soltanto donne. Guai però a concepire Happy Hour come un libro di “genere” perché sarebbe davvero un gravissimo errore.

Happy hour e le donne

Tutte le protagoniste dei racconti contenuti in Happy Hour sono infatti donne – spesso molto giovani ma con un importante background alle spalle – che lottano verso qualcosa: uomini sbagliati, amori finiti o sull’orlo del baratro, relazioni complicate e destinate al fallimento, disoccupazione, alcoolismo e dipendenze varie anche se nella maggior parte dei casi, sembrano lottare proprio contro se stesse e contro la loro incapacità di stare al mondo e forse è proprio questo ad attrarre e contemporaneamente a disgustare il lettore, poiché osserva queste donne deboli, incapaci di reagire alle avversità e che si lasciano trasportare dagli eventi o che affogano nelle loro stesse dipendenze.

Se nasci povero puoi provare a nasconderlo quanto ti pare, ma la povertà non te la scrolli mai completamente di dosso.

I racconti contenuti in Happy Hour sono il frutto di otto lunghi anni di lavoro, svolto da Mary Miller e quello che balza immediatamente all’occhio durante la lettura del libro, è proprio il fatto che la protagonista di tutti i vari racconti potrebbe essere benissimo una sola persona, rappresentata però in diversi momenti della propria esistenza e se teniamo conto anche della dedica iniziale fatta dall’autrice nelle prime pagine del libro, chi osa negare che dietro a tutti questi racconti possa esserci qualcosa di molto personale e di autobiografico della stessa Mary Miller?

Non mandare tutto a puttane, vorrei dirgli. Non sbagliare, perché quando inizi è un incubo smettere e poi arriva un momento in cui non sai più fare altro.

Inoltre, dentro i racconti contenuti in Happy Hour ci sono moltissimi riferimenti musicali ma soprattutto letterari e addirittura, in alcuni di essi, la protagonista scrive o frequenta corsi di scrittura e infine ci sono la realtà digitale e i social network.

Mary Miller e la scrittura

La scrittura di Mary Miller è densa, cinica e feroce al punto giusto e nei suoi racconti ho trovato tanta alienazione, una buona dose di solitudine e tanta incapacità a gestire le difficoltà e soprattutto le crisi – dal momento che le protagoniste dei vari racconti, vengono spesso immortalate in un momento di crisi personale, più o meno passeggera – e forse proprio per questo motivo, l’autrice non si preoccupa di mettere in mostra il loro lato peggiore ma anche quello più intimo e personale e sfido chiunque a non essersi trovato – almeno una volta nella vita – ad affrontare uno dei tanti momenti descritti da in uno dei racconti di Mary Miller.

Happy hour, Mary Miller, Black Coffee Edizioni, 2017 pp.259. Traduzione Sara Reggiani.

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