Mi ricordo di Joe Brainard: aprire il proprio cassetto dei ricordi è pur sempre un atto d’amore
Per quanto riguarda la narrativa statunitense, la collana Senza Frontiere di Edizioni Lindau è uno dei miei principali punti di riferimento perché l’entusiasmo, la passione e la voglia di fare buoni libri e di apportare sul mercato editoriale italiano qualcosa di nuovo e di forte impatto emotivo è davvero invidiabile e ineguagliabile.
Ecco perché appena lessi le prime impressioni e recensioni su Mi ricordo –la raccolta di memories di Joe Brainard– uscito esattamente un anno fa, rimasi davvero molto colpita dal fatto che l’editore volesse realmente correre il rischio di pubblicare il libro di un personaggio totalmente sconosciuto in Italia e per di più scritto in modo assolutamente inedito e inusuale.
Eppure ad un anno di distanza dalla sua pubblicazione, l’editore ha vinto la sua sfida e continua a pubblicare tanta bella roba –Wendell Berry su tutti- e Mi ricordo suona ancora come un libro assolutamente fresco e innovativo, adatto per qualsiasi stagione, periodo dell’anno e stato d’animo, perché pieno di tenerezza, candore e semplicità.
In molti hanno provato ad emulare la formula utilizzata da Joe Brainard e in tutti i casi il tentativo è più o meno naufragato perché l’originalità e la potenza evocativa di cui è pregno Mi ricordo sono assolutamente impareggiabili, quindi se deciderete di leggere questo libro, sappiate sin dal principio che vi troverete dinanzi ad un testo totalmente unico nel suo genere.
Ai più –me compresa fino all’istante precedente al mio coinvolgimento totale nell’opera- il nome Joe Brainard non dirà assolutamente nulla eppure questo ragazzotto nato nel 1942 in Arkansas è stato un artista eclettico, creativo e operativo in diversi campi fra cui la moda –in un primo periodo della sua vita- la scrittura, la poesia ma soprattutto la pittura e che in qualche modo ha fatto del desiderio di donare e di infondere amore nelle cose attraverso la sua arte, una missione più o meno personale nella sua breve ma intensa esistenza.
Mi ricordo potrebbe apparire un libro noioso, ridondante e privo di appeal ma basta aprire una pagina qualsiasi–davvero va bene una a caso- per ritrovarsi catapultati nel mood di Joe Brainard e dei suoi ricordi che inevitabilmente si mescolano a quelli del lettore stesso poiché tracciare un confine per separare le due diverse entità –autore e lettore- è praticamente impossibile.
Joe Brainard iniziò a scrivere Mi ricordo nell’estate del 1969 –la pubblicazione avvenne solo sei anni dopo- quando aveva solo ventisette anni e nonostante la giovane età, Brainard aveva già ampiamente dimostrato alla scena il proprio talento e la propria maturità artistica e morale e la scelta di far confluire nel libro svariati ricordi -legati alla propria vita privata e sociale:
Mi ricordo che non piangevo mai davanti agli altri.
Mi ricordo quanto mi imbarazzava veder piangere gli altri bambini.
alla famiglia:
Mi ricordo mio padre che con un ago cercava di togliermi le schegge dalle dita.
alla vita scolastica:
Mi ricordo la mensa della scuola. Rumore di posate. Pile di vassoi marroni scheggiati. Piccoli cartoni del latte. E gelatina rossa tagliata a cubetti.
all’arte:
Mi ricordo quando un negro mi chiese di dipingere una grande immagine natalizia da appendere alla finestra per Natale e io dipinsi una madonna bianca col bambino.
alla musica:
Mi ricordo la prima volta che vidi Elvis Presley. All’ «Ed Sullivan Show».
alla moda e al lifestyle:
Mi ricordo quando il risvolto dei jeans più era alto e meglio era.
al sesso:
Mi ricordo un ragazzo con cui una volta feci l’amore, e dopo aver finito mi chiese se credevo in Dio.
ma soprattutto legati alla propria indole- e si dimostrò da subito una scelta coraggiosa, sincera e dannatamente originale.
Quello che infatti traspare leggendo Mi ricordo è la figura di un ragazzo forse un po’ troppo complessato:
Mi ricordo quanto volevo essere bello e popolare al liceo.
ma allo stesso tempo dotato di arguzia, curiosità e ironia:
Mi ricordo che allora la vita era una cosa seria proprio come adesso.
e di un’estrema sensibilità e di una vena piuttosto romantica seppur a tratti cupa e malinconica.
Mi ricordo quando pensavo che tutte le cose vecchie fossero preziose.
Eppure nonostante Joe Brainard appaia un ragazzo un po’ angosciato e complessato, paradossalmente ho avvertito una certa sicurezza e consapevolezza di se stesso ma soprattutto un amore quasi viscerale per la vita perché solo chi ama tanto se stesso –badando bene a non cadere mai nel mero egoismo- e la vita è capace di tirar fuori un libro come Mi ricordo senza provare mai imbarazzo o vergogna, imprimendo cosi su carta piccoli e grandi frammenti della propria esistenza che inevitabilmente combaciano con quelli di uno stato intero –gli Stati Uniti d’America– o di un’intera generazione o di un determinato periodo storico –dall’infanzia di Joe Brainard fino agli anni Settanta– che risultano ancor’oggi ricordi universali, nonostante siano trascorsi trent’anni dalla sua pubblicazione.
Brano suggerito:
Mi ricordo, Joe Brainard, Lindau Edizioni 2014, pp. 168. Traduzione Thais Siciliano.
Tra l’altro rileggendo i passi che citi mi rendo conto ancora una volta di quello che dice Auster nella prefazione: potete rileggerlo migliaia di volte, sarà sempre come la prima volta, sempre troverete parti che non ricorderete di aver mai letto e vi suoneranno nuove. In effetti, di quelli che citi, anch’io me ne ricordavo giusto due o tre.
”
Verissimo! “Mi ricordo” è un libro che davvero non ti aspetti, soprattutto perché tra i ricordi di Brainard ci trovi in mezzo i tuoi ricordi e piccoli o grandi frammenti della tua di vita. Che lettura!