#1 ALABAMA: Va’, metti una sentinella ovvero l’inaspettato ritorno di Harper Lee

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Era da tempo che sognavo di fare un tour americano “state by state” attraverso i libri e gli autori più rappresentativi di ogni singolo stato e finalmente posso ufficialmente ritenermi “on the road” con l’autrice più rappresentativa dell’Alabama, ovvero Harper Lee e il suo controverso e discusso Va’, metti una sentinella.

Partiamo dal presupposto che dei libri di cui si parla e si discute in modo ossessivo ancor prima della loro pubblicazione, difficilmente si dimostrano degni dei rumors – positivi o negativi – che li accompagnano.

Ricordo benissimo le voci, i pettegolezzi e tutto lo scalpore suscitato dalla notizia dell’imminente pubblicazione di un manoscritto inedito di Harper Lee – ancor prima dell’avvento della scorsa canicola estiva – che se per molti significava un seguito per quell’immenso capolavoro che è Il buio oltre la siepe, per tutti gli altri voleva dire semplicemente un libro scritto in precedenza e mai pubblicato che però fornisce una ben diversa versione dei fatti.
Io non saprei ancora dirvi con certezza in quale dei due gruppi mi colloco.

Leggendo però Va’, metti una sentinella una cosa appare certa sin dalle prime pagine: questo libro ha realmente in comune con Il buio oltre la siepe solo alcuni piccolissimi dettagli come ad esempio l’ambientazione a Maycomb – seppur una Maycomb ben diversa da quella conosciuta e amata -; la supponenza meschina e credulona di Miss Alexandra Finch e infine Scout Finch – che in questo libro non viene più chiamata con il suo nomignolo d’infanzia bensì con il suo nome vero: Jean Louise – che ora ha ventisei anni, vive e lavora a New York pur conservando ancora alcuni piccoli tratti di quell’impertinenza e di quella vena di ribellione e di anticonformismo che l’avevano resa celebre – nonostante la sua giovanissima età – ne Il buio oltre la siepe.

Ecco perché se avete amato Il buio oltre la siepe e l’avete realmente considerato un libro fondamentale per via degli ideali di cui è intriso e per via del messaggio di cui si fa da portavoce, vi verrà praticamente impossibile dare credito a Va’, metti una sentinella poiché distrugge e deforma tutta la bellezza del libro precedente e pur volendo scindere le due opere e considerarle assolutamente indipendenti fra loro, credo francamente che la considerazione non cambi poiché resta inconcludente il libro ma ancora peggio resta inconcludente il messaggio che vuole veicolare.
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In Va’, metti una sentinella, Jean Louise Finch torna a Maycomb per far visita al settantaduenne padre Atticus Finch che per via dei suoi problemi di salute, oltre ad aver perso la sua forza, la sua grinta e la sua energia nelle ossa e nello spirito, sembra aver perso fiducia anche nelle autorità e nella politica americana, facendolo cosi apparire agli occhi della sua giovane figlia ancora più vecchio e piegato dalla sua età e dai suoi acciacchi.

Ad attenderla a Maycomb, al posto del fratello Jem – tragicamente morto qualche anno prima – e oltre ad Atticus Finch, c’è Henry Clinton, ex compagno di giochi di Scout Finch e ora divenuto uno dei giovanotti più promettenti e brillanti di tutta Maycomb.

Per la maggior parte del tempo Jean Louise era una ragazza amabile e un piacere per gli occhi, ma non era assolutamente una persona facile. Era afflitta da un’irrequietezza che Henry non riusciva a capire, ma sapeva che era la ragazza per lui. Voleva proteggerla; voleva sposarla.



Peccato però che durante l’assenza di Jean Louise, sembra che Maycomb e i suoi abitanti – compresi i suoi cari – siano talmente cambiati, a tal punto che la ragazza non riesce a riconoscerli nemmeno sforzandosi, dal momento che tutti sembrano mossi e animati da qualcosa di strano e di losco, a partire dalla creazione di un insolito consiglio cittadino – fondato dai bianchi per difendere la segregazione razziale e per contrastare l’integrazione scolastica – praticamente impensabile fino a qualche anno prima.

E proprio quando Jean Louise Finch si ritrova furtivamente ad assistere ad una riunione del gruppo – nella quale riconosce molti dei suoi membri – e rendendosi conto del ruolo centrale rivestito rispettivamente da suo padre e da Henry Clinton, rimane particolarmente scossa e tradita dal loro atteggiamento profondamente razzista e disumano.

L’unico essere umano di cui si era fidata pienamente e con tutto il cuore l’aveva tradita; l’unica persona che avesse conosciuto, che poteva segnare a dito dicendo con cognizione di causa: “È un gentiluomo, nel segreto del suo cuore è un gentiluomo”, l’aveva tradita, pubblicamente, volgarmente e spudoratamente.



E il dolore che Jean Louise Finch prova è impossibile da cancellare poiché nel giro di pochissime ore, tutto il suo mondo crolla miseramente e irreparabilmente in mille pezzi.

Avesse avuto un buon intuito, fosse riuscita ad aprire una breccia nelle barriere del suo mondo insulare e altamente selettivo, avrebbe forse scoperto che in tutta la vita aveva sofferto di un difetto alla vista che era passato inosservato, e che era stato trascurato da lei e dalle persone che le erano più vicine: era venuta al mondo daltonica.



Da quel punto del libro in poi, tanto per Jean Louise quanto per il lettore, è solo uno sviscerare di recriminazioni, di timide spiegazioni e di ansie infondate per giustificare il comportamento dei cittadini di Maycomb e dei Finch in particolare:

Tutto ciò che ho sempre accettato come giusto o sbagliato me lo hanno insegnato queste stesse persone. Dunque si tratta di me, non di loro. Dev’essermi successo qualcosa.



il tutto condito da elementi che richiamano in causa la giurisprudenza, la storia, la sociologia ma soprattutto la fede, creando ancora più confusione sia nel mondo di Jean Louise Finch che in quello del lettore.

Ho bisogno di una sentinella che mi guidi e dica ciò che vede ora per ora. Ho bisogno di una sentinella che mi dica: questo è ciò che un uomo dice, ma questo è ciò che pensa, che tiri una riga nel mezzo e dica: qui c’è questa giustizia e là c’è quella giustizia, e mi faccia capire la differenza. Ho bisogno di una sentinella che vada avanti e proclami a tutti loro che ventisei anni sono troppi per dire “abbiamo scherzato”, per divertente che sia.



Ecco che allora risulta molto difficile entrare in sintonia con un libro come Va’, metti una sentinella perché i sentimenti tirati in ballo da questo libro sono tanti e difficili da afferrare, stesso discorso vale per il messaggio dominante del libro, che sinceramente non mi sono nemmeno sforzata di carpire o di afferrare.

Va’, metti una sentinella è un libro che mi ha particolarmente infastidito così come mi ha infastidito la figura ipocrita e ignobile di Atticus Finch o di Jean Louise Finch che in questo libro appare come una ragazza un po’ troppo tonta, credulona, labile e ancora poco matura e tutto questo serve però a dimostrare come alcune evidenti operazioni di marketing non sempre coincidono con la buona riuscita di una pubblicazione, che molto spesso finisce addirittura per rischiare di offuscare la bellezza e la grandezza di tutto quello che c’era prima.


Va’, metti una sentinella, Harper Lee, 2015 pp.272. Traduzione Vincenzo Mantovani.

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3 Replies to “#1 ALABAMA: Va’, metti una sentinella ovvero l’inaspettato ritorno di Harper Lee”

  1. A me non è dispiaciuto: l’ho visto come un primo, immaturo tentativo della Lee di raccontarsi (quasi in prima persona, avendo quasi la stessa età di Jean Louise), mentre “Il buio oltre la siepe”, oltre ad essere raccontato da Scout bambina, idealizza la figura e il ruolo di Atticus. Quello che è interessante in questa sorta di prequel, secondo me, è constatare quanto fosse controversa la fine della segregazione e l’inizio dell’integrazione -anche per la Lee, in parte.
    Hai il discorso che Ashley Wilkes fa all’innamorata – e annoiata – Rossella O’Hara sullo stile di vita del Sud che gli Yankees stanno distruggendo? Ashley indulge malinconicamente nella descrizione delle sieste nelle magioni delle famiglie meridionali, i canti dei neri nei campi di cotone, il ritmo di vita lento, l’apprezzamento della bellezza nel senso più classico del termine. Questo è un po’ quello che succede a Atticus :il suo mondo sta cambiando, e così il significato e l’uso della legge. Jean Louise, che diventa nel prequel la vera eroina, incarna il modo di pensare della sua generazione di Americani: la Costituzione è stata pensata dai padri fondatori per dare a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità. Il treno che riporta Jean Louise a Maycomb porta con sé idee nuove, rivoluzionarie: quelle stesse idee che sarebbero diventate cuore pulsante del movimento per i diritti civili.

  2. Si, probabilmente hai ragione sul fatto che “Il buio oltre la siepe” idealizza al massimo la figura di Atticus Finch rendendolo una sorta di eroe moderno che invece in questo libro assomiglia ad un tiranno insensibile e senza cuore.
    Allo stesso tempo, non sono riuscita ad accettare la figura di Scout Finch (qui chiamata Jean Louise Finch), descritta quasi come una sorta di ragazzina ingenua e testarda e pronta a mettersi contro tutto e tutti, pur di difendere i suoi ideali, spesso acerbi e poco convincenti.
    Non sono riuscita inoltre ad apprezzare a pieno questo libro, perché forse ho amato troppo “Il buio oltre la siepe” (letto solo lo scorso anno!) e di conseguenza mi è dispiaciuto vedere la storia demolita e totalmente ribaltata, senza poi considerare la complessità del libro per via delle numerose “complicanze” sociali e razziali, che saranno pur utili a comprendere meglio un determinato periodo storico ma se non sono ben argomentate rischiano solo di tediare il lettore.
    Notevole infine il tuo paragone tra “Va’, metti una sentinella” e “Via col vento” (che io, purtroppo non ho letto). 😉

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